lunedì 20 maggio 2013

trasfusioni e rifiuto del paziente

Il consenso alla cura sanitaria

cure mediche
Per principio generale ogni cura sanitaria deve prevedere un consenso da parte del paziente che le deve ricevere. Dopo una ricostruzione giurisprudenziale si è arrivati ad affermare che il famoso consenso ed il dissenso, deve essere inequivoco, attuale, effettivo e consapevole. Ma a volte è successo proprio che il consenso dato prima di una operazione chirurgica, ad esempio, era diretto al non utilizzo delle trasfusioni, ma durante l’operazione stessa ci si è travato a complicanze con il rischio della vita stessa.
  • Cosa fare in questi casi?
La Cassazione ha ritenuto che il dissenso manifestato prima dell’intervento chirurgico del paziente alle trasfusioni di sangue, viene meno nel caso in cui, durante l’operazione, si determini un pericolo di vita e non sia più possibile indagare la volontà del paziente. Il discorso muta se si tratta di trasfusioni nei confronti dei minori. Da un punto di vista civilistico, in caso di rifiuto dei genitori di sottoporre i figli a cure necessarie per la loro salute, potranno trovare applicazione l’art. 330 c.c che prevede la decadenza della potestà sui figli, nei casi elencati in cui il genitore violi o trascuri i propri doveri oppure ne abusi con grave pregiudizio del figlio; e l’art. 333 c.c. che assegna al Giudice il potere di adottare dei provvedimenti convenienti, laddove la condotta dei genitori, pur non rientrante nell’ elenco di cui al precedente art. 330 c.c sia comunque pregiudizievole per i figli. Un provvedimento potrebbe essere proprio l’allontanamento da casa del genitore.